A cura del Dott. Alessandro Gambugiati
Il gaslighting consiste nella manipolazione deliberata e continua che viene esercitata su una persona nei termini di un condizionamento che può essere definito “lavaggio del cervello”.
Il gaslighting induce la vittima a dubitare di se stessa finché essa perde la capacità di percepire adeguatamente se stessa e il mondo.
I danni psicologici prodotti da questa pratica sono molteplici e vanno dalla perdita della propria identità alla bassa autostima.
Le origini
Il termine “gaslighting” deriva dal film del 1944 Gaslight, nel quale uno dei protagonisti (il marito) cerca di convincere la propria moglie che è pazza costringendola a mettere in discussione se stessa e la sua realtà psichica.
Come funziona
Il gaslighter (il carnefice) somministra al gaslightee (la vittima) una serie di stimoli ripetuti più volte al giorno che hanno l’obiettivo di ridurre la sua autostima fino a farla dubitare delle sue stesse percezioni, capacità e credenze.
La realtà del gaslightee diviene sempre più la realtà che il gaslighter cerca di inoculargli anche con modalità aggressive se serve, gradualmente, utilizzando la tecnica della ripetizione proprio come avviene per la celebre metafora della “rana bollita” (la rana si accorge troppo tardi di essere in una pentola e non in una piscina riscaldata..).
Una delle frasi che la vittima del gaslighing può affermare in una fase avanzata del condizionamento è “come ho fatto a ridurmi in queste condizioni?”.
Le forme croniche
Nel peggiore dei casi l’influenza che il gaslightee riceve diviene patologica: il gaslighter prende il controllo totale della sua mente esercitando il suo dominio assoluto sulla sua volontà abusandone a suo piacimento.
Identikit
Il gaslighter mente spudoratamente anche davanti all’evidenza, amplificando ciò che gli torna più comodo.
Utilizza frasi svalutanti per attaccare e per logorare l’autostima della persona, costruendo una realtà psichica alla quale la sua vittima deve aderire in modo assoluto.
Per ottenere il totale asservimento della sua vittima costruisce un castello di supposizioni, congetture, accuse e falsità, utilizzando qualsiasi mezzo.
Esempi di frasi che un marito gaslighter può utilizzare verso sua moglie sono “tu sei pazza..”; “tu non capisci niente..”, ma talvolta la comunicazione viene veicolata con modalità meno dirette.
Ripete le stesse parole svalutanti più volte, con tono dominante e perentorio, con lo scopo di dominare la conversazione e la relazione.
Quando il carnefice si sente in qualche modo scoperto, risponde intensificando le bugie, gli attacchi, negando sia le evidenze che eventuali responsabilità.
Un altro modo per asservire la sua vittima è generare in lei dubbi e confusione mentale, finché diviene scoraggiata, ansiosa, depressa, rassegnata, impaurita, fragile e insicura.
Si crea così una eccessiva dipendenza psicologica verso il partner, nella quale compare spesso il comportamento intimidatorio (minacce, ecc.) e inquisitorio (interrogatori, ecc.).
Il gaslighter utilizza anche comportamenti positivi per indurre nella sua vittima la speranza che le cose possano migliorare, ma è solo un modo per ottenere sia la sua collaborazione che l’abbassamento della guardia.
Cosa fare?
Se si ritiene di essere vittime di un gaslighter, la scelta migliore è chiedere aiuto ad un professionista ed iniziare un percorso graduale per il recupero dell’autostima e della propria vita.