VIOLENZA DI GENERE “IN RETE”
a cura di Manila Peccantini
Una donna su tre nel corso della vita ha subito una qualche forma di violenza o molestia fisica o verbale, tanto che il fenomeno della violenza di genere è stato oggetto di una recente inchiesta parlamentare e di indagine statistica per comprenderne la portata, le sue manifestazioni ed i soggetti coinvolti al fine di porre in essere degli interventi concreti.
Gli abusi avvengono nella vita quotidiana in famiglia, nei luoghi di lavoro e nelle normali attività, si parla infatti di violenza domestica, molestia sul lavoro, violenza sessuale, stalking sino ad arrivare al femminicidio.
Accanto alla violenza fisica e verbale abbiamo assistito negli ultimi anni ad una nuova forma di violenza che si manifesta attraverso canali di comunicazione diversi ovvero tramite la “rete”, che ha cambiato le modalità delle condotte ma non le conseguenze, che sono altrettanto pericolose e dannose.
Secondo l’ultimo report della UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della violenza e della discriminazione verso le donne, sono nove milioni le donne che ogni giorno affrontano attacchi in rete.
Un dato sconcertante è che ogni modalità di aggressione abbia in ogni paese le stesse matrici: una di natura culturale che va di pari passo con l’emancipazione femminile e una più soggettiva legata allo scollamento tra realtà vera e virtuale.
Non si accetta il diritto di autocontrollo della donna e la si colpisce per negarle l’identità.
Un recente sondaggio di Amnesty International condotto in otto paesi nel mondo ha infatti evidenziato che il 23% delle donne intervistate ha subito molestie o abusi online e il 26% di queste ha dichiarato di essere stata minacciata di violenza fisica o sessuale.
La violenza online, nelle sue varie forme, è quindi sempre più dilagante e coinvolge principalmente il sesso femminile; se si pensa alle vittime del cyberbullismo il 70% è di sesso femminile, così come delle vittime che sono state oggetto di diffusioni di informazioni false e foto private sui social il 58% è donna.
Una violenza psicologica che non ha conseguenze minori di quella fisica ma anzi è più subdola, una minaccia invisibile che colpisce nell’intimità e nella vita privata ed in grado di provocare danni gravi ed irreversibili.