Bypass spirituale: cos’è e come evitarlo
A cura del Dott. Alessandro Gambugiati
Il Bypass spirituale è uno tra i concetti più utili per coloro che cercano di avere uno stile di vita che tiene conto degli aspetti autenticamente transpersonali o spirituali.
Definizione
Per Bypass spirituale si intende quella tendenza della psiche, che col tempo diventa strutturale, a rifugiarsi (o fuggire) nella spiritualità per evitare di avere a che fare con aspetti dolorosi della propria vita.
Alcuni esempi di questo fenomeno sono lasciar perdere ingiustizie che abbiamo subito (o stiamo subendo) in nome della compassione oppure l’utilizzo di concetti filosofici per evitare di entrare in contatto con emozioni e sentimenti considerati come “poco spirituali”.
Le origini
A ideare questo preziosissimo concetto fu John Welwood nel 1984. Da allora tutti coloro che sono interessati ad un percorso spirituale serio hanno a disposizione uno strumento in più per evitare l’autoinganno quotidiano.
Bypass spirituale: una pratica assai diffusa
Molti consiglieri spirituali e psicologi transpersonali con le migliori intenzioni favoriscono questo errore proponendo convinzioni e pratiche spirituali a persone che che in realtà avrebbero bisogno di un aiuto di altro genere. Questo comportamento conduce le persone lontano dalla propria storia familiare, dalle relazioni interpersonali disfunzionali e soprattutto da Inconscio, Sogno e Ombra.
La spiritualità diventa così il rifugio pieno di facili soluzioni ai nostri problemi quotidiani, con il rischio di utilizzare le pratiche più nobili come formidabili resistenze alla crescita sia personale che spirituale. Capita così che più l’inconscio spinge verso la coscienza i contenuti che gli sono maggiormente cari, più le strutture artificiali formate dal bypass li spingeranno indietro, in una partita che la coscienza è destinata a perdere con ingenti danni sul piano dell’autostima.
John Welwood: “quando caschiamo nel bypass spirituale usiamo la meta dell’illuminazione o liberazione per razionalizzare ciò che chiamiamo trascendenza prematura”, ovvero cerchiamo di elevarci oltre la nostra umanità senza esserci prima confrontati con le parti meno desiderabili che si agitano in noi stessi.
Le subpersonalità Zen
Finiamo così per installare una o più subpersonalità caratterizzate da distacco emotivo eccessivo, repressione delle cosiddette “emozioni negative”, rituali svuotati del loro senso, compassione cieca e da forti identificazioni con le parti ritenute buone, che vengono ipertrofizzate nel disperato tentativo di fuggire da Ombra.
John Welwood: “se uno vuole praticare il distacco rinnegando il proprio bisogno d’amore l’unico risultato che ottiene è di respingere questa necessità nell’inconscio, luogo dal quale probabilmente si manifesterà in forme potenzialmente pericolose”.
Credenze psicologiche e credenze spirituali possono infatti essere vie sia di liberazione che di ulteriore prigionia. Come esempio si pensi alla preghiera, che può essere utilizzata sia come prezioso strumento evolutivo che come pratica per evitare accuratamente di entrare in contatto con le ferite e i dolori del cuore.
Soluzioni a buon mercato? No, grazie!
Nel processo di crescita spirituale è raro che accadano illuminazioni istantanee: se si verificano è perché abbiamo agito nel nostro quotidiano con volontà sapiente e onestà. In questo percorso possono essere di aiuto tutte quelle figure che con il loro esempio manifestano caratteristiche di integrità e radicamento, soggetti ormai dotati di assetto mentale stabilmente equipaggiato di ciò che è necessario per la gestione della complessità umana, senza rinnegare gli aspetti meno desiderabili che sono sempre in agguato nell’animo di ognuno.
Dott. Alessandro Gambugiati