Fra relazione e aiuto, l’esperienza del counseling

Il presente è l’osservatorio privilegiato che ci contiene e ci fa sentire il legame dei piedi sulla terra, e da lì è sempre rintracciabile un nuovo senso, altri punti di vista, possibilità diverse di scelta e di azione verso il superamento

  

Fra relazione e aiuto, l’esperienza del counseling

di Rita Vitrano, counselor professionale

 

Viviamo in una complessa e molteplice realtà che cambia rapidamente e tocca tutte le dimensioni esistenziali, da quella soggettiva più intima a quella ambientale globale. Noi ci viviamo dentro, e siamo anche un po’ confusi per non sapere più cosa ci abbiamo guadagnato e cosa ci stiamo perdendo.

Si sussegue un veloce ritrovarci in un nuovo luogo di confine in cui ciclicamente è necessario reinventarci.

Il treno viaggia rapido e dal finestrino il panorama cambia veloce e insegue nuove immagini.

E’ fondamentale rendersi conto che il maggior punto di stabilità è nello stare presenti a se stessi, accorgersi che le risorse più fertili e benefiche ciascuno le porta dentro e le riscopre sempre nuove quando si pone con attenzione nella relazione con e intorno a sé.

A volte non è un gesto immediato, serve una mano.

 

La nuova fotografia sociale, familiare e del singolo mostra necessariamente esigenze diverse anche nella metodologia e nella tempistica dei percorsi di aiuto.

Il counseling si configura proprio come Relazione di ascolto e cura di sé, lavorando con quella apparente semplicità che è grazia e mai superficialità, su percorsi chiari, sui temi della vita di tutti i giorni, con tempi brevi e rispettosi.

Naturalmente fuori da ogni retorica buonista e approssimativa, che altro è che competenza.

 

Il counselor ci dà consigli? Per fortuna no! Abbiamo bisogno di trovare ascolto, senso della fiducia, vicinanza, uno specchio umano non freddo ma più nitido, in cui rielaborare la nostra immagine, i confini salutari e dinamici del nostro Essere. E questo ci permette di lasciar emergere ciò che abbiamo dentro e poter essere noi stessi. Siamo noi gli esperti della nostra vita, gli autori delle nostre scelte.

Quando una persona ci ascolta davvero, quando possiamo dirle davvero cosa abbiamo dentro, dare un nome ai nostri sentimenti, siamo più vicini al nostro io e proviamo il calore di quella presenza. Io sono proprio io e mi ricordo -e può commuovermi – come davvero esisto.

Allora non ho più bisogno che ci sia qualcuno che mi consigli su cosa voglio scegliere per me.

C’è in me un cambiamento, una maturazione. E mi accorgo di come questo tocchi di riflesso anche coloro con i quali sono in relazione.

 

I momenti di crisi ci interrogano e cercano di riportarci a noi. Ci allenano alla flessibilità che vince sull’immobilità, sulla rigidità di posizioni, di attaccamenti, gli stessi che provocano sofferenza e trattengono il processo del mutamento continuo della vita.

Una domanda alla base può essere: in cosa voglio impegnare le mie energie? Negare e trattenere, scegliere di avere ragione a ogni costo, ricrearmi, esplorare altre visioni, darmi altre possibilità… a noi la scelta.

 

La pratica del quotidiano rivivifica, riversa sia il non ancora sperimentato, sia la conoscenza già acquisita, dentro la realtà spingendola avanti attraverso i luoghi interiori, corporei, emozionali dell’individuo, verso la trasformazione in sapere e creatività, in coscienza.

La nostra storia è la nostra vera competenza, e andiamo a scriverla e interpretarla giorno per giorno, ci confrontiamo creativamente con l’esterno per la continuità della nostra identità e partecipazione attiva alla realtà.

Dentro la scelta di voler fare un percorso di counseling preme inevitabilmente un bisogno di essere onesti con se stessi, leali nei confronti di una propria verità che al momento chiede riconoscimento. Parlare liberamente di ciò che si vive è come fare un nuovo incontro con se stessi, vedersi con più chiarezza.

La modalità di ascolto che sperimentiamo con il counselor diventa passo passo un nuovo modo di ascoltare il nostro sentire.

Ciascuno poi ha dentro di sé come un’officina alchemica, dove crea la magica trasformazione di sé fra spirito e umanità, elabora le esperienze della vita e dell’anima in un modo singolarmente unico e autentico.

Siamo una continua creazione di questa unione alchemica, ed è una vera e propria miniera di risorse, anche quando riconoscerle, estrarle comporta un lavoro faticoso.

Ciascuno di noi ha una casa interiore, spazi articolati, complessi, disegnati su una struttura in parte ricevuta per eredità, in parte ricostruita da avvenimenti e scelte di vita. Ci sono soffitte piene di ricordi, con bauli di esperienze dimenticate, stanze dei giochi, cucine dove con calore e nutrimento elaboriamo in continuazione le cose del quotidiano, spazi in cui ospitiamo gli altri e socializziamo, ci sono camere da letto.

Sì, perché la nostra vita è fatta di incontro, dell’Io che incontra un Tu e ci si rispecchia, ci dialoga; si scontrano, si amano. Senza questa interrelazione non troveremmo identità, individualmente né socialmente, saremmo dei fantasmi di carne.

Come avviene nella vita “esterna” anche le nostre stanze interiori sono popolate da “personaggi” e dinamiche, antiche e del presente, che convivono a loro modo, si cercano, tendono a un ritrovamento pacifico in un unico centro.

Lo spazio e il tempo sono beni preziosi, ci servono nella misura giusta per noi e non hanno molto a che fare con l’organizzazione logistica di un quotidiano fatto di automatismi alienanti, che ci danno l’illusione di valere per quanto abbiamo prodotto consumisticamente. Non possiamo confondere il tempo con l’orologio. Né la nostra Vita con un fare di sociale sopravvivenza.

 

Per questo trovare un buon metodo personale di condurre il quotidiano è importante, per stabilire priorità, affrontare con equilibrio gli impegni più di ordine pratico senza lasciarci fagocitare, e assicurando sempre attenzione e cura ai momenti più intimi con noi stessi e con chi ci è vicino, quel sano ozio fatto di cose impalpabili e semplici che fermano la testa, calmano l’ansia, e giocano con quella leggerezza che ci sgombra dal “troppo”.

Ogni giorno da tutto quel fare raccogliamo esperienze, materiali che poi abbiamo bisogno di metabolizzare, rielaborare dentro di noi perché ci accrescano; ci vuole tempo per questo, ci vuole spazio, come quando per parcheggiare la nostra auto abbiamo bisogno di una certa area per la manovra, non potremmo usare solo l’ingombro preciso dell’auto.

 

Tempo e spazio sono necessari al movimento, al dinamismo creativo che ci appartiene; ciò che è fermo diventa ingombro statico e solo la nostra coscienza (comprendendo bene che anch’essa è in movimento) può sapere che posto e funzione dargli, se e quando è anche il momento di lasciar andare, di non trattenere.

E quando c’è spazio è più facile che ci sia armonia, bellezza.

Viviamo nel ritmo del respiro, del cuore che si dilata e si contrae, del prendere e del dare in un unico cerchio d’azione, ed è molto di più di una metafora della sopravvivenza; in quella circolarità, fase dopo fase, ciascuno segna quell’impronta unica del suo Essere.

Siamo molto di più che soggetti che sopravvivono.

Una vita piena di significati, ossia vissuta con scelta e capacità di riconoscere valore alle piccole e più grandi cose, è il miglior aiuto e il sostegno più affidabile nei momenti di cambiamento, nelle difficoltà, nell’incertezza, nel dolore. E’ il vero capitale affettivo, emotivo, sapiente a cui andiamo ad attingere quando emerge una situazione di sofferenza.

 

Accade che quando siamo completamente immersi in una situazione di malessere non sia facile da soli andare a cercare quelle risorse, a volte non sospettiamo neanche di averle, siamo cresciuti ma nessuno ci ha insegnato a coltivare i nostri talenti, a trarre forza da ciò che di positivo abbiamo ricevuto e creato.

 

Una coppia, giovane o consolidata negli anni, che per qualche motivo sente spezzato un equilibrio che non regge più, ha molta più forza per fare una nuova scelta, che sia di cambiamento o di riconferma, se ha preso a piene mani, individualmente e insieme, quel bene vissuto fin ad allora. Non sente distrutto tutto, “vittima dell’inganno della vita”. Valorizzare, conservare nel cuore i momenti positivi vissuti, aiuta a non perderne i significati pieni, e questo rafforza interiormente. Nessun avvenimento per quanto traumatico può derubare di quei momenti, e con quelli vivi è più facile trarre nuove risorse per rendersi flessibili a una situazione che cambia, che esige di più da noi. Si è più motivati e chiari nel rispondere al nuovo.

 

Una donna che entra in menopausa, che ha imparato a coltivare la relazione con il proprio corpo, ha dato spazio e attenzione ai significati delle esperienze della sua vita, non avrà paura del proprio sentire, di accorgersi che c’è dentro di lei un movimento importante e diverso. Si accorgerà che anche i suoi pensieri, i bisogni e i desideri si stanno rinnovando in lei, e vanno di pari passo con il cambiamento del suo corpo. Resta in contatto con la naturalità del suo fisico che costantemente si modifica, ha dentro di sé la capacità di ritrovare nuova consapevolezza in ciò che sente accaderle, non è ferma a un’idea mentale e cristallizzata del suo corpo, distaccata da ciò che come donna è, ora, nel suo nuovo presente.

 

Un uomo che ha vissuto interamente la sua vita professionale e insieme umana, vivrà con più naturalezza l’arrivo del pensionamento, non è identificato completamente con un ruolo professionale fuori dal quale sente di non esistere. Ha altre passioni e ancora desideri a cui dedicarsi.

 

Di questo si occupa il counseling, di sostenere una persona che vive con disagio o sofferenza un avvenimento, un aspetto, una fase della sua vita e cerca dentro di sé l’energia e la capacità di vedere più nitidamente in quel vissuto, attribuirgli un significato proprio, affrontarlo nel modo più sentito perché intimamente più “vero”, così integrato da poter offrire una spinta a andare oltre.

Il passato, le soffitte, restano dentro di lei, si ricorderà che hanno un valore, ma nel qui e ora di un percorso nella relazione d’aiuto, tutta l’attenzione è rivolta a come sente quella situazione corrente, a elaborare avvenimenti, emozioni, pensieri, dentro gli spazi attuali della propria casa interiore.

Il presente è l’osservatorio privilegiato che ci contiene e ci fa sentire il legame dei piedi sulla terra, e da lì è sempre rintracciabile un nuovo senso, altri punti di vista, possibilità diverse di scelta e di azione verso il superamento.

E ci è di grande aiuto avere un obiettivo, personale e sincero, come un pezzetto di ponte fra presente e futuro. Coltivare il desiderio di spingersi a fare un passo avanti verso se stessi, seguendo quella direzione di autoconoscenza fondamentale nel darsi la possibilità di stare in equilibrio con l’ambiente e incontrare buone relazioni con l’Altro.

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