LA FUNZIONE IMMAGINATIVA E LE TERAPIE IMMAGINATIVE

La terapia immaginativa rappresenta una delle possibili evoluzioni dell’ipnosi e di tutte quelle terapie che lavorano sulla psiche utilizzando la funzione immaginativa (es. la Psicoanalisi con l’interpretazione dei sogni).

I terapeuti che utilizzano il principio “è reale ciò che funziona, che ha effetto” (Goethe), indipendentemente dalla loro cultura di origine e formazione, tengono in grande considerazione sogni, fantasie, metafore, ecc., ovvero tutte le immagini mentali in qualche modo collegate a pensieri, sentimenti, emozioni e sensazioni presenti nei racconti dei loro pazienti. Questo perché il linguaggio della psiche è prevalentemente immaginativo.

Nonostante sia scarsa la documentazione circa le attività immaginative curative presso i templi egizi, è interessante notare che nell’Antico Egitto la scrittura era caratterizzata da geroglifici (piccole immagini) al posto del nostro alfabeto, che è invece composto da segni. Quando parliamo di terapia immaginativa vale la pena ricordare “il culto di Asklepios” (Esculapio) che in Grecia fu fiorente dal IV Secolo A.C. fino al IV/V Secolo D.C., sfumando poi con l’avvento dei culti cristiani.

I templi di Epidauro, Cos e Pergamo, dedicati al Dio della Salute Esculapio, erano veri e propri centri di medicina dotati di palestra, teatro e ipnosario. Il momento culminante del processo terapeutico era il rito di incubazione all’interno dell’Abaton, il luogo più infero e sacro del tempio: i neocori (gli aiutanti) oscuravano ogni fonte di illuminazione e invitavano gli astanti al silenzio e al sonno.

Alcuni autori avanzano l’ipotesi che all’interno dell’Abaton avvenissero vere e proprie induzioni ipnotiche, durante le quali i pazienti avevano delle visioni alle quali veniva attribuita un’importanza centrale per il trattamento. Aristide: “fin dall’inizio il Dio mi ordinò di registrare i miei sogni e questo fu il primo dei suoi comandamenti”.

Spesso si trattava proprio di sogni che venivano registrati a seguito dello stato di sonno, ma le parole di Aristide “in quelle condizioni mi parve come di sognare” sembrano far intendere che non si trattasse di un sogno in senso stretto. Andromaca, regina di Epidauro, al termine di un trattamento per la cura della sua sterilità funzionale, sognò che un bambino la scoprisse e che il Dio Esculapio la toccasse con la mano; poco tempo dopo ebbe un figlio dal marito Arybbas.

Già nell’antichità era chiaro che le immagini e le visioni dell’inconscio andavano colte nel loro valore simbolico. Già molto prima di Freud, dunque, i terapeuti greci e di altre culture davano molta importanza ai sogni e alla integrazione di fantasie inconsce.

Il Dio Esculapio promuoveva pratiche intese a sviluppare e amplificare le fantasie interiori, talvolta su temi specifici, talvolta su temi liberi; talvolta invitava alla produzione di monologhi, altre volte di dialoghi tra figure simboliche, tutti aspetti che verranno ripresi all’interno delle moderne terapie immaginative.

Lo stato di coscienza nel quale si verificavano le visioni sembrava di ridotta vigilanza e coscienza, uno stato di sonno (o affine al sonno) che a volte veniva promosso anche con l’utilizzo di sostanze psicoattive. Metodi simili vengono da sempre utilizzati anche dai terapeuti delle culture marginali, nelle quali si da molta importanza al sognare e alle visioni (es. cultura Senoi).

Francis Galton (1883) fu il primo a utilizzare il termine “imagerié mentale” per indicare “tutti quei metodi che facilitano nel paziente la visualizzazione di immagini mentali da riferire al terapeuta”.

Pierre Janet (1898) fu precursore con la sua “tecnica della sostituzione dell’immagine”, con la quale diede forma alla sua intuizione che “alla base di ogni disturbo mentale c’è una immagine fondamentale (patogena) che deve essere sostituita con un’altra priva di effetti patogeni”.

Ribot (1908) fu autore di uno dei primi saggi sull’immaginazione. Egli centrò la sua attenzione sulla relazione tra immagini mentali e stati emotivi e tra immagini mentali e spinte all’azione. Da questi lavori nasceranno le sue due leggi fondamentali: 1) “ogni immagine ha in sé un impulso motore” e 2) “l’immagine mentale tende a suscitare emozioni e condizioni fisiche ad essa corrispondenti”.

E’ assai probabile che Ribot abbia ispirato sia Freud nel consolidare la sua idea di sessualità a seguito della osservazione della relazione tra sogno e istinto (durante la fase REM avviene anche l’attivazione degli organi genitali), aspetti che Roberto Assagioli sembra avere ripreso ai fini della costruzione della mappa chiamata “Stella delle funzioni psicologiche” (vedi “funzione immaginativa” e “funzione impulso-desiderio”).

Tra il 1920 e il 1960 Robert Desoille mette a punto la tecnica chiamata “rêve eveillé dirigé” (sogno da svegli guidato), che apre una nuova via di relazione con i contenuti dell’inconscio. All’inizio utilizza questa tecnica soltanto per la diagnosi, ma poi si accorge che la somministrazione delle immagini ha effetti terapeutici e quindi inizia ad utilizzarla in psicoterapia.

Nei metodi immaginativi le immagini si sostituiscono al linguaggio diventando esse stesse linguaggio: in questa prospettiva la funzione immaginativa consente alla coscienza di incontrare i contenuti della psiche, che consistono essi stessi in immagini che guidano la nostra esistenza come se fosse una continua danza tra realtà e sogno.

Penfield (1952) e Ahsen (1977) hanno dimostrato che le immagini mentali attivano i corrispondenti engrammi neuromotori, ovvero le tracce mnestiche di codifica delle esperienze. Alfred Binet (1922) fu il primo a distinguere tra imagerié spontanea e volontaria.

Nachmansohn (1925) proporrà di far rivivere in stato ipnoide le scene dei sogni notturni con lo scopo di far emergere ulteriori dettagli immaginativi carichi di significato. Varie ricerche del Secolo XX confermano l’esistenza di immagini puramente mentali, che si formano anche in assenza di afferenze ottiche.

In seguito avranno successo alcune terapie che utilizzano le induzioni chimiche al fine di produrre stati di coscienza alterata, con l’obiettivo di agevolare la visualizzazione delle immagini sulle quali poter lavorare in psicoterapia (es. la LSD Psychoterapy di Stanislav Grof).

Roberto Assagioli sceglierà le tecniche più dichiaratamente direttive: le tecniche ipnotiche e le visualizzazioni simboliche come somministrazioni di immagini che curano sia il corpo che l’anima.

La terapia immaginativa rappresenta una delle migliori evoluzioni delle precedenti induzioni ipnotiche. Occorre però considerare che il lavoro con le immagini è un lavoro estremamente potente e delicato, un lavoro che dovrebbe essere svolto solo da operatori adeguatamente formati.

 

Cos’è la Psicosintesi?

 

La Psicosintesi nasce nei primi del ‘900 ad opera di Roberto Assagioli, medico e psichiatra geniale. Nasce dal tronco della Psicoanalisi e come essa promuove l’integrazione tra conscio e inconscio.

Dapprima si occupa di problemi psicologici, ma poi estende ai campi educativo, dell’auto-formazione, dello sviluppo personale e transpersonale.

Diffusa in tutto il mondo, la Psicosintesi è modello integrativo e di sintesi dei migliori contributi di psicologia secondo il principio “è reale ciò che funziona” (Goethe).

E’ psicologia pratica che ha l’obiettivo di promuovere la realizzazione di una personalità molteplice intorno ad un centro di coscienza e volontà. E’ tensione scientifica verso la comprensione dell’essere umano nella totalità delle proprie esperienze esistenziali.

La Psicosintesi lavora sulle cause profonde della sofferenza umana cercando di influenzare in modo stabile l’assetto psicologico dell’individuo, al fine di promuoverne la salute e la realizzazione personale secondo le sue parti più profonde, più alte e più vere.

Piero Ferrucci: “Psicosintesi come sistema aperto di strumenti pratici per la trasformazione della psiche”.

Psicosintesi come stile di vita, come sistema di credenze capace di rendere la nostra vita gestibile e la nostra mente ordinata.

Roberto Assagioli: “Psicosintesi è per coloro che vogliono diventare signori del loro mondo interiore”.

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